Vivi una vita attiva!

Le Linee Guida per una sana alimentazione sono state per me una bella scoperta.
Di cosa si tratta? Sono indicazioni alimentari pratiche e basate sulle tradizioni e sulle abitudini locali, con l’obiettivo esplicito di tutelare la salute e di rivolgersi alla popolazione generale in modo autorevole e libero da condizionamenti.
Il documento (che trovate a questo link) è piuttosto lungo, ma a mio avviso è una lettura accessibile a tutti.

Sta di fatto però che conoscere i principi di una sana alimentazione non significa di per sé alimentarsi bene.
Perciò mi sono chiesta quale poteva essere il mio contributo.

Parlando con colleghi e amici, ho scoperto che non sono l’unica a sentirmi demotivata quando si affronta questo tema, non tanto perché non sappia cosa dire ai pazienti quanto perché mi sembra di non avere gli strumenti per ottenere dei cambiamenti concreti, mi manca il come far diventare la corretta alimentazione una priorità.

Quante volte ho sentito discorsi come “non ho abbastanza forza di volontà/ ci ho provato ma non ci sono riuscito / mi devo mettere d’impegno / bisogna fare un sacrificio“!
Sembra che la questione “salute” abbia molto a che fare con la rinuncia e l’autocontrollo, che, si sa, “o ci sei portato o è una causa persa”…

L’implicito è che per mangiare in modo sano sia necessario rinunciare al piacere della tavola e alla gioia della condivisione. La “dieta” sembra quasi un percorso catartico e personale, fatto di sofferenza e di isolamento.
Dirò di più.
Se in ambulatorio chiedo ai miei assistiti quanto pesano, a volte mi sento in imbarazzo perché la domanda è scomoda e le persone credono di doversi giustificare di fronte ad una forma fisica non ideale.

Mi rivolgo allora a coloro che si ritrovano nella posizione di dare consigli alimentari, sia che si parli di medici di medicina generale come me, o di persone che si occupano degli altri, per lavoro o in ambito familiare, o di quel dialogo interiore che tutti abbiamo sperimentato davanti ad una stecca di cioccolata dopo una giornata terribile.

Mangiare è una cosa meravigliosa.
Farsi del bene è una cosa meravigliosa.
Mangiare bene è una cosa meravigliosa.

Non c’è niente di restrittivo o punitivo in una sana alimentazione.
Se assaporiamo il cibo – qualsiasi cibo – e godiamo della sua bontà, pienamente, ci basteranno quantità più che accettabili per sentirci in pace con noi stessi, smetteremo non appena ci sentiremo sazi e potremo dire che ne valeva la pena.

Ma di questo parleremo in un’altra occasione.
Torniamo per ora alle Linee Guida, che affrontano prima di tutto il tema del controllo del peso e del mantenimento di una vita attiva.
Parlano ampiamente di composizione corporea e delle relative misurazioni. Per chi fosse interessato, rimando alla lettura del documento completo.

In questa sede, ho deciso di sorvolare su questi temi perché, se da una parte è necessario che gli esperti si confrontino sui parametri di normalità e su cosa è auspicabile in termini di popolazione, dall’altra è anche vero che io, in ambulatorio, mi confronto con una singola persona (o con una singola famiglia) per volta: ho a che fare cioè con un caso specifico, non teorico. E quella persona, se non è in peso forma o se non fa attività fisica, ha motivi, magari banali, ma molto concreti per dare priorità ad altro in quel momento.

Inoltre, ciascuno di noi quando si mette sulla bilancia o davanti allo specchio ha un’aspettativa che ha poco a che fare con una statistica e molto invece con ciò che ritiene bello o desiderabile o giusto.
Le ambizioni che abbiamo per i nostri corpi sono spesso determinate in modo più o meno diretto dal contesto sociale. D’altra parte, mantenere un proposito alimentare (o un comportamento in generale) ha molto più a che fare con quanto questo percorso ci fa stare bene nella nostra pelle che con quanto desideriamo arrivare al traguardo.

In merito all’attività fisica, le Linee Guida ci danno indicazioni precise e standardizzate.
Quanta ne dovremmo fare?

È molto importante tenere uno stile di vita attivo: parcheggiare l’auto lontano da casa o dall’ufficio in modo che siamo costretti a camminare, usare le scale invece che l’ascensore, portare a spasso il cane, spostarci a piedi ecc.
A completamento di tutto ciò, un adulto sano può aggiungere, quattro o cinque volte la settimana, un esercizio fisico di almeno venti minuti, di intensità sufficiente a provocare un’evidente sudorazione. Questa attività deve rientrare nelle normali abitudini e rappresentare un’esigenza al pari dell’igiene della persona.
Invece l’esercizio fisico finalizzato al dimagrimento e al mantenimento del peso corporeo (non abbinato ad una dieta ipocalorica) prevede una durata maggiore:

• dalle 2 ore e mezza alle 4 ore a settimana di esercizio fisico moderato per mantenere il peso corporeo o ottenere una modesta perdita di peso;

• più di 4 ore a sett. di esercizio fisico moderato per ottenere una perdita di peso significativa.

Quindi, abbiamo una risposta puntuale che definisce cos’è auspicabile per tutti noi. Ma ciascuno di noi è diverso dal punto di vista fisico, psicologico e situazionale. Ed è qui che nasce la frustrazione e il senso di fallimento, quando si parla di attività fisica.
Se l’obiettivo è lo stesso per tutti, molti di noi non saranno “adatti” a quell’obiettivo, in questo preciso momento.

Dirò di più: se la retorica di chi “ce la fa” rimanda sempre a temi di fatica, sfida, combattimento, potrebbero esserci persone che non hanno bisogno di questo nella loro vita, persone che non vogliono nemmeno provare, ad esempio, ad allenarsi perché sentono di non essere tagliate per la competizione.
Questo genere di discorsi (ma anche le app che permettono di confrontarsi con gli amici o le occhiate la prima volta che si entra in palestra…) sono stimolanti per alcuni e un ostacolo per altri.

Dunque, dimentichiamo per un attimo l’obiettivo di peso o estetico e torniamo alla salute.
Il nostro corpo, bello o brutto che sia, siamo noi.
Fin da bambini il movimento ci permette di conoscere il mondo e noi stessi. Chi si muove poco o con poca consapevolezza o senza l’intento di farsi del bene sta perdendo un’occasione di conoscere e di sperimentare.
Qualcuno penserà che non è portato per l’attività fisica. Ma è una sciocchezza.
È come se qualcuno dicesse: non sono portato per pensare.
Non si tratta per forza di essere bravi, vincenti, e non si tratta nemmeno di forzarci a fare qualcosa che non ci piace.

Si tratta, semplicemente, di muoversi.
Ognuno a modo suo, ognuno facendo quello che gli piace.
Possono muoversi le persone sovrappeso, possono muoversi le persone goffe, anche gli incostanti, quelli che arrivavano ultimi alla campestre delle medie o quelli che si definiscono pigri.

E il bello è che muoversi e basta vuol dire anche che si possono fare i movimenti che più ci piacciono, nel momento che più ci piace. Riposare per un giorno non significa “mollare”, se una cosa ci annoia ci si può dedicare ad altro.

Attenzione! Non sto dicendo che vale tutto. Conoscere quello che ci fa bene è una nostra responsabilità ed è a questo che servono le Linee Guida. Piuttosto, quello che sostengo è che non ci sono scuse per la sedentarietà, non solo per le conseguenze a lungo termine, ma soprattutto perché l’attività fisica è un modo unico per sperimentare il mondo e per conoscere noi stessi.

In conclusione. Parlo a quelli che almeno una volta hanno provato a fare movimento per sfida e hanno fallito e a quelli che si sono iscritti in palestra per diventare il corpo che avevano in mente e hanno rinunciato: se volete davvero sapere che corpo avete e cosa può fare di bello, muovetevi e basta!

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